Scrive il critico d’arte Ugo Moretti: “Tavazzi viene dall’architettura ma il suo incontro con la pittura non è casuale nè superficiale. I paesaggi che vediamo all’Obelisco, in via Sistina, danno l’impressione che sia piuttosto un ritorno ad Itaca dopo peregrinazioni e avventure per gli arcipelaghi del cinema, dell’arredamento, della scenografia.
Ritorno in purità, sgombro da qualsiasi traccia di anni di altre pratiche affini ma diverse dalla pittura avrebbero potuto lasciare in altri che non fosse nativamente pittore. Nulla di scenografico e di architettonico infatti nei suo quadri londinesi.
E’ la prima volta che vediamo una Londra assolata, pulita di nebbia, animata, ronzante di vita intensa e contratta.
Una Londra quale soltanto Chesterton nei suoi più coloriti racconti ci ha fatto immaginare e che ogni altro ha cercato di velare, di smorzare per la retorica che impone sia la città più nuvolosa del mondo. I quadri di “Wimpole Street”, di “Knightsbridge”, di “Suffolk” e di “Pelham Street”, e tutti gli altri infine, sono vere pagine di prosa Chestertoniana, vividi, tranquilli, dolci, allegri. Una versione di Londra più vera ed accettata d’ogni altra.”
Scrivono di lui su Il Giornale della Sera: “Alla galleria dell’Obelisco, in via Sistina, dov’è aperta una mostra personale del pittore Alberto Tavazzi, un ritratto di “Ragazza in rosso” tutto risolto nei limiti di un gusto acceso e delicato, introduce ad altra pittura, per diversità, di stile e di contenuti. Tavazzi viene da Londra, dove ha esposto per la prima volta alla St. George Gallery nel 1949 e di questa città si porta dentro una memoria densa e distesa in impressioni coperte, quasi antiche. La felicità e quel chè di leggero ed umbratile ch’è nei toni del “Doppio ritratto” del “Ritratto in Giallo e Rosso” e della stessa “Ragazza in Rosso” nei paesaggi di Londra si rigenerano in forti appunti da scenografia, con motivi favolosi, di un surrealismo sollecitato, per strani accostamenti di cultura, dalla lezione, assai ben digerita di Kokoschka, ed Utrillo.
Sono chiari ad ogni modo le fusioni di questi risentimenti storici in una formazione personale, in cui conseguenze di una educazione del gusto si accomunano ad un profondo equilibrio intellettuale e stilistico.”
Esposizione Nazionale di Arti Figurative per la Rinascita delle Aree Depresse
Palazzo delle Esposizioni, Roma EUR
26 ottobre – 5 novembre 1950
Mostra collettiva con opere, tra gli altri, di Carlo Quaglia, Antonio Donghi, Carlo Carrà, Pericle Fazzini, Luigi Montanarini, Orfeo Tamburi, Franco Gentilini e Giorgio De Chirico.
Mostra dei pittori Franco Di Vito – Marcello Mazzoli – Alberto Tavazzi, acquarelli di Alberta Carini
Galleria d’arte La Fontanella, Via del Babuino 194, Roma
21 maggio – 30 maggio 1954
Scrive di lui il critico d’arte Marcello Venturoli: “Alberto Tavazzi non più giovanissimo, già noto a Roma per una Mostra alla Galleria “L’Obelisco” porta una maggiore esperienza nel suo impegno: dal tonalismo e dal neo-cubismo appena appena accennato in riassunti grafici di nudi e ritratti, dalle notazioni “sensibili” alle ricostruzioni “plastiche”, il pittore fa di tutto, rimanendo sempre abbastanza se stesso, in quella tavolozza azzurrina, in quell’idillio di ritratti di belle donne, dove trapela anche, senza molto guastare, un vago ricordo di Modigliani (vedi a tal proposito la “Signora col cappello azzurro” e la “Ragazza con la mano sul petto”). Ma forse sono preferibili le opere dipinte dall’artista senza palesi intenzioni di stile, direttamente dalla sua emozione: il “Nudo n.4” e la “Signora n.2”.”
Omaggio a Roma: Marcello Mazzoli – Alberto Tavazzi – Maria Massari – Luciano Ronchi
La Pigna, Via della Pigna 13a, Roma
15 marzo – 31 marzo 1990
Scrive Mario Petrassi sul giornale “Il Popolo”: “I dipinti di “ieri e di oggi” riferiti alle opere di Alberto Tavazzi presentano due indirizzi diversi, sia di impostazione cromatica, sia di concezione figurale.
Mentre il gruppo più recente risponde alla concezione simbolica dell’arte contemporanea, nel primo gruppo sono da rilevare vedute di Roma molto interessanti non solo per la originale inquadratura panoramica dei dettagli, ma anche per l’efficace traduzione pittorica.”